Maestro è colui chi sa e che insegna.
Cavaliere è colui che combatte per difendere.
Un Cavaliere si inchina per reverenza.
Un Cavaliere non si inginocchia mai.
Premessa
Il Cavaliere, all’alone di nobiltà spirituale aggiunge il fatto di incarnare le elevate qualità morali di difesa attiva dei principi fondativi e dei più deboli, assolvendo così al duplice compito richiesto: «Durante il Medioevo, soprattutto nel periodo delle Crociate, la “cavalleria”, da semplice reparto militare, è divenuta rapidamente uno status sociale. Sempre più si è ritenuto che l’appartenenza alla classe cavalleresca comportasse un’elevazione sociale, la cerchia di individui che potevano fregiarsene divenne sempre più ristretta, sino a che l’investitura a cavaliere fu ritenuto un altissimo onore, una vera e propria iniziazione che conduceva l’individuo verso una dimensione quasi sovrumana, eroica. L’essere ammessi al rango di cavalieri comportava la cooptazione in una vera e propria fratellanza, basti ricordare il sigillo templare, raffigurante due cavalieri su un’unica cavalcatura. L’investitura ricopriva una tale importanza da trasformare un uomo comune in un ardimentoso combattente che perdeva ogni timore a favore di un coraggio tanto virtuoso da ignorare ogni conseguenza se ciò fosse stato ritenuto utile a servire gli ideali propugnati dal codice cavalleresco. Tutto ciò avveniva attraverso il potere della spada, dalla sua imposizione nel momento dell’investitura fino ad essere il vero e proprio simbolo della neo-condizione acquisita; a tutt’oggi molte iniziazioni avvengono tramite l’imposizione di una spada, considerata il mezzo più̀ idoneo alla ideale trasmissione del potere, dello spirito, dello status e di tutto ciò̀ che ne consegue.»
«In epoca medievale, essere un Cavaliere significava aderire ad un preciso codice etico-comportamentale, operare e vivere in conformità a queste regole che, in pratica, traducevano in realtà la ricerca dell’idea di perfezionamento umano derivante dall’antico archetipo della Giustizia che prevedeva specificatamente la difesa del “gentil sesso”, benevolenza e misericordia verso gli altri, il disinteresse al vantaggio personale.
Ecco, ad esempio, la promessa a cui si sottoponevano i Cavalieri della Tavola Rotonda, secondo il Nobel per la letteratura Jonh Steinbeck: “Giurarono di non ricorrere mai alla violenza senza un giusto scopo, di non abbassarsi mai all‘assassinio e al tradimento. Giurarono sul loro onore di non negare mai misericordia a chi ne facesse richiesta, e di proteggere fanciulle, gentildonne e vedove, di difendere i loro diritti e di non imporre ad esse la loro lussuria con la forza. E promisero di non battersi mai per una causa ingiusta o per vantaggi personali. Questo giuramento pronunciarono i Cavalieri tutti della Tavola Rotonda, ed ogni Pentecoste lo rinnovarono”.
I primi ordini militari di cavalierato furono quelli dei Cavalieri Ospitalieri e del Santo Sepolcro, entrambi fondati alla Prima crociata del 1099, seguiti dai Cavalieri di San Lazzaro (1100), templari (1118) e teutonici (1190). Al momento della loro fondazione, questi erano intesi come ordini monastici, i cui membri avrebbero agito come semplici soldati a protezione dei pellegrini. Solo nel secolo successivo, con la felice conquista della Terra santa e l’ascesa degli stati crociati, questi ordini divennero potenti e prestigiosi. Le grandi leggende europee sui guerrieri come i paladini, nel Ciclo carolingio e sul Ciclo bretone popolarizzarono la nozione di cavalleria tra le classi guerriere. L’ideale di cavalleria come ethos del guerriero cristiano e la trasmutazione del termine «cavaliere» dal significato di «servo, soldato» a quello di «soldato a cavallo», per riferirsi a un membro di questa ideale classe, influenzarono in modo significativo le crociate, da un lato ispirate agli ordini militari di guerrieri monastici, e dall’altro controinfluenzati dagli ideali islamici furusiyya.