Origine.
L’Ordine dei Templari fu istituito a Gerusalemme verso il 1119. Ugo di Payns, un nobile di ceto medio della Champagne, e nove suoi compagni emisero i normali voti religiosi di povertà, castità e obbedienza, e costituirono una comunità che, per donazione di Baldovino II, ebbe come propria residenza una parte del palazzo reale identificato dai crociati come il tempio di Salomone, donde il nome di Templari. Inizialmente si dedicarono alla protezione dei pellegrini che percorrevano le strade verso Gerusalemme; assunsero tale compito in un periodo in cui gli impegni sociali e morali della cavalleria erano urgenti, mentre il reale bisogno di protezione si desume dagli scritti dei pellegrini all’inizio del sec. XII. Tuttavia, nel giro di pochi anni i Templari cominciarono a partecipare alle campagne militari contro gli infedeli, pur non abbandonando l’impegno originario. E’ stato talvolta sostenuto che i Templari abbiano imitato l’istituzione musulmana del ribat una fortezza alle frontiere dell’Islam, dove i musulmani conducevano una vita religiosa e militare. Ma questa ipotesi è discutibile: non è, infatti, certo che i Franchi in Oriente, durante i primi decenni del sec. XII, conoscessero l’esistenza del ribat, e la trasformazione operatasi col nuovo compito assunto non rappresentò un cambiamento radicale nella forma di vita dei Templari. Il mutamento può essere spiegato semplicemente dal bisogno di soldati negli Stati crociati. Nei suoi primi anni, tuttavia, la comunità non registrò un ampio sviluppo, mentre alcuni membri cominciarono a nutrire dubbi circa il loro genere di vita. Queste circostanze spiegano il viaggio che Ugo fece in Occidente con 5 compagni, probabilmente nel 1127, e l’appello che egli rivolse a San Bernardo e che portò alla composizione del De laude novae Militiae, scritto a sostegno dell’Ordine. Non appena i Templari divennero noti i Occidente, furono subito apprezzati. Erano, infatti, considerati da San Bernardo come una nuova specie di milizia, che aveva il merito di impegnarsi in un duplice conflitto: i Templari non solo combattevano, quali monaci, contro le forze del male con le armi della preghiera e dell’abnegazione, ma partecipavano inoltre a una lodevole lotta materiale per la difesa della Chiesa e della cristianità. Per questo essi – come Crociati e in netto contrasto con quanti combattevano in guerre secolari – meritavano una ricompensa spirituale: essi erano persino considerati come martiri che offrivano la propria vita. Al Concilio di Troyes, tenuto nel gennaio 1128 (o 1129 secondo R. Hiestand, Kardinalbischof…: v. bibl.) sotto la presidenza del legato pontificio, il Card. Matteo, vescovo di Albano, l’Ordine venne approvato e fu redatta una regola, probabilmente sotto la guida di San Bernardo, sebbene alcune clausole fossero aggiunte in seguito. Essa era basata in parte sulle già esistenti consuetudini dei Templari, mentre se ne possono discernere alcune mutuate dalla regola di San Benedetto. In questo periodo Ugo e i suoi seguaci viaggiarono attraverso l’Europa occidentale, cercando reclute e offerte. Questo segnò l’inizio del rapido accumularsi di ricchezze in seno all’Ordine in tutta la cristianità occidentale.
Espansione
Evidentemente i Templari avevano bisogno di considerevoli mezzi finanziari e quindi, diversamente da altre istituzioni monastiche contemporanee ma ugualmente agli altri Ordini militari, all’Ordine venne concesso di acquistare qualsiasi tipo di diritto di proprietà, tale differenza risultava già nella regola, la quale consentiva ai Templari di ricevere offerte di decime. Un’altra differenza risultò dal fatto che, diversamente dai benefattori dei monaci, quelli che favorivano i Templari non cercavano di fondare case per l’Ordine mediante le loro donazioni: quanti vivevano lontano dai confini della cristianità intendevano unicamente procurare i mezzi per la lotta contro gli infedeli. Tuttavia i benefattori si aspettavano ovviamente dai Templari preghiere e altri benefici spirituali, che i monasteri promettevano ai propri benefattori e che costituivano un importante fattore per attirare offerte. Alcuni donatori, tuttavia, ottennero vantaggi pi materiali, come pensioni o vitalizi, oppure, in alcuni casi, anche versamenti in denaro. L’acquisto di proprietà dai laici venne favorito da vari privilegi pontifici ottenuti nel sec. XII; il papato, infatti, sosteneva generosamente l’Ordine; tali privilegi includevano il diritto di seppellire chiunque avesse scelto di essere inumato nei cimiteri dei Templari, mentre chi elargiva all’Ordine una oblazione annuale si concedeva l’esenzione di un settimo della penitenza impostagli. Questa concessione contribuì senza dubbio ad accrescere il numero dei confratres del Tempio. Con le donazioni l’Ordine accumulò una grande quantità di beni di varia natura in ogni parte della cristianità occidentale, anche se il volume delle offerte diminuì nel sec. XIII. Inoltre i Templari incrementavano e consolidavano normalmente il loro patrimonio mediante la compera che, in alcune regioni, era una forma di acquisto pi frequente della donazione. La parte del reddito che i Templari lasciavano disponibile per l’Oriente aumentò con le esenzioni fiscali, ottenute dalle autorità ecclesiastiche e civili; la pi importante, concessa dal papato nel sec. XII, fu l’esonero dal pagamento delle decime su terre che i Templari coltivavano personalmente o a proprie spese, mentre nel sec. XIII l’Ordine venne dispensato dalle tasse pontificie per la Terra Santa. Ma l’esenzione dalle decime, come altri privilegi fiscali ottenuti dall’autorità pontificia, compresa l’esenzione dalla giurisdizione del vescovo, sollevarono l’ostilità del clero secolare e diedero luogo a controversie. Queste di solito furono risolte mediante compromessi locali, che ebbero l’effetto di limitare le concessioni ottenute dal papa; lo stesso Innocenzo III ridusse (1215) i privilegi delle decime. Mentre l’Ordine otteneva proprietà e privilegi, attirava anche reclute nell’Europa occidentale. Molti erano i figli pi giovani di famiglie che altrimenti sarebbero stati destinati ai monasteri.
Attività militari
La rapida espansione dei Templari nell’Europa occidentale rivela l’importanza che essi – come gli altri Ordini militari – assunsero nella difesa della Terra Santa. Mentre i signori laici e i baroni in Siria dovevano fare assegnamento principalmente sui mezzi provenienti da proprietà in Oriente e incontravano difficoltà nel procurarsi colonizzatori, i Templari avevano una costante fonte di rendite e di reclute; e il contrasto con il potere laico diventava pi evidente quando le terre orientali venivano perse a vantaggio degli infedeli. Gli Ordini militari si trovarono perciò a svolgere un ruolo dominante negli affari bellici degli Stati crociati, assumendo il presidio e la difesa di un crescente numero di fortezze e procurando un notevole contingente degli eserciti che venivano messi in campo, anche se la quantità degli effettivi dei Templari non risultava elevata neppure in rapporto alle norme medievali, e, d’altra parte, non erano infrequenti gravi perdite: per esempio, nella battaglia di Forbie (1244) vennero uccisi 312 Templari. La fortezza di Gaza, annessa nel 1149, fu tra le prime cedute all’Ordine, ma, per mancanza di documenti, non è possibile tracciare l’esatta estensione dei possedimenti dei Templari. E’ certo però che l’Ordine occupava parecchi castelli in tutti gli Stati crociati. Così, nel sec. XII la gran parte a nord della contea di Tripoli passò sotto il controllo degli Ordini militari e le fortezze dei Templari in questa regione comprendevano Tortosa, Chastel Blanc e Arima. In alcuni casi, come ad Athlit (Chateau Pélerin) nel 1218 e a Safed nel 1240, i Templari intrapresero la costruzione di castelli, curandone anche la manutenzione e la difesa. I cavalieri e i sergenti, che l’Ordine metteva in campo, formavano all’inizio una truppa a cavallo, che non differiva essenzialmente da altri contingenti occidentali del tempo, anche se gli Ordini militari, analogamente ad altri sovrani franchi in Siria, utilizzavano anche i turcoples del luogo, alcuni dei quali potevano essere arcieri a cavallo. In genere, però, tali Ordini erano in grado di fornire una forza militare ben disciplinata ed esperta. I costumieri dei Templari contengono precise norme circa la condotta sul campo di battaglia: per esempio, doveva essere mantenuto il silenzio durante le marce notturne, e quando suonava l’allarme durante una marcia, i frati dovevano attendere ordini prima di ingaggiare battaglia. Spesso i Templari fornivano l’avanguardia o la retroguardia delle armate crociate, e il valore della loro esperienza e disciplina risultò già evidente durante il viaggio di Luigi VII il Giovane attraverso l’Asia Minore nel corso della seconda crociata. Tuttavia il loro comportamento nella crociata egiziana di San Luigi IX (1249-50) sta a dimostrare che essi non sempre agivano con prudenza. Non avendo alcun obbligo preciso di combattere, i Templari potevano seguire una politica indipendente che talvolta contrastava con quella dei sovrani degli Stati crociati. Naturalmente la loro abilità nel seguire una politica autonoma aumentava col diminuire dell’autorità secolare negli Stati suddetti. Ma la loro potenza militare li rese anche consiglieri importanti e permise loro di influire sulle decisioni politiche dei sovrani militari: fu Gerardo di Ridefort, gran maestro dei Templari, a consigliare Guido di Lusignano a dare battaglia (1187) a Saladino. Tuttavia, per la posizione raggiunta, essi furono anche coinvolti nei conflitti politici interni che caratterizzarono la storia successiva degli Stati crociati. Nel 1291 caddero in Siria le ultime roccaforti e l’Ordine trasferì il proprio quartier generale a Cipro; ma questo non segnò la fine delle attività militari dei Templari in Oriente: infatti, nel 1300 essi occuparono l’isola di Ruad, al largo di Tortosa, e la tennero sino al 1302. L’espansione dell’Ordine in Europa fece entrare anche i Templari nel conflitto con gli infedeli del continente. Nel sec. XIII all’Ordine vennero assegnati territori ai confini dell’Europa orientale e nel 1241 i Templari subirono perdite per mano dei Mongoli, ma recarono un migliore servizio nella penisola iberica. I sovrani di Spagna cercarono subito di utilizzare i Templari contro i Mori, ma fu solo verso il 1150 che l’Ordine vi si trovò realmente impegnato. L’entrata dei Templari nella riconquista aragonese fu contrassegnata dalla donazione di Monzón e di altre roccaforti (1143) da parte di Raimondo Berengario IV. Nella Spagna essi svolsero le stesse attività militari effettuate in Oriente, presidiando castelli e partecipando a spedizioni, ma l’Ordine non vi ebbe la posizione importante svolta in Terra Santa. Nel centro della penisola gli Ordini militari spagnoli erano pi potenti dei Templari che, pur avendo in Aragona, durante la seconda metà del sec. XII, un ruolo importante nella difesa dei castelli di frontiera, diedero un contributo limitato agli eserciti aragonesi: si ritiene che il contingente dei Templari nella spedizione di Giacomo I a Maiorca (1229) fosse circa un venticinquesimo dell’esercito. Nella seconda metà del sec. XIII, quando la riconquista spagnola era pressoché compiuta, la presenza dei Templari è attestata nelle guerre secolari tra Aragona e Castiglia, nonché contro i francesi nel 1285; ma poiché i Templari non erano in grado, nella maggior parte dell’Occidente, di mettere in campo una notevole forza militare, questo non succedette in grande misura in altri paesi occidentali. La presenza di case Templari è attestata in tutta Europa (Inghilterra, Polonia, Germania, Francia, Italia, Portogallo, Spagna ecc.).
L’organizzazione
Se i mezzi finanziari dei Templari dovevano effettivamente essere utilizzati nella lotta contro gli infedeli, occorreva un’amministrazione centralizzata ed efficiente. Durante il sec. XII i Templari svilupparono un sistema a tre livelli amministrativi, analogo a quello degli Ospitalieri di Malta: la Commanderia o Convento, la provincia e la sede centrale dell’Ordine (cfr., per i particolari A. Demurger, Vita e morte dell’Ordine dei Templari … vedi bibliografia). L’unità fondamentale di amministrazione in tutta la cristianità occidentale era nota come convento o Commanderia, talvolta come Precettoria. Un convento veniva istituito quando l’ammontare della proprietà dei Templari in un’area particolare ne garantiva l’esistenza. Ciascuna casa era diretta da un’ufficiale chiamato Commendatore o Praeceptor; egli aveva la responsabilità amministrativa dei beni dei Templari nel suo distretto ed era altresì il superiore di una comunità; se la sua Commanderia si trovava ai confini della cristianità, poteva anche avere il compito di difendere un castello e di comandare le truppe. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi occidentali, i conventi contavano spesso un numero molto scarso di Templari con una gerarchia non elaborata di ufficiali: il superiore della comunità era spesso aiutato da un claviger o camerarius, sebbene i Templari – sovente con il titolo di Commendatore – avessero normalmente la responsabilità di complessi patrimoniali all’interno di una Commanderia. Ma il superiore di un convento era tenuto a consultare i suoi colleghi; secondo i costumieri dei Templari, doveva tenersi settimanalmente un capitolo ovunque risiedessero quattro o pi membri. Tali assemblee erano in parte corpi giudiziari e infliggevano pene che sono descritte dettagliatamente negli stessi costumieri dell’Ordine. Le Commanderie venivano raggruppate per formare provincie, sebbene all’interno di una provincia esistessero talvolta ufficiali intermedi con autorità su un insieme di conventi. I confini delle provincie coincidevano con quelle dei regni e principati: in Occidente le isole britanniche costituivano una solo provincia, mentre in Siria furono create le provincie di Gerusalemme, Tripoli e Antiochia. A capo di ciascuna provincia era un maestro provinciale che normalmente nominava i superiori dei conventi e, nelle provincie occidentali, riceveva annualmente anche una quota delle rendite di ogni Commanderia. In molte provincie, oltre al Maestro, vi erano pochi ufficiali centrali, ma divenne consuetudine tenere ogni anno capitoli provinciali. A questi partecipavano i superiori dei conventi che riferivano sullo stato delle Commanderie, e poteva essere discusso qualsiasi problema concernente la provincia. Le provincie occidentali avevano l’obbligo di inviare annualmente un terzo delle rendite alla sede centrale dell’Ordine in Oriente; i maestri provinciali venivano nominati dalle autorità centrali; ma, date le distanze, queste non potevano garantire una costante supervisione delle provincie stesse. Alla fine del sec. XIII sembra che i maestri provinciali dell’Occidente siano stati convocati in Oriente soltanto a intervalli di quattro anni. Alcuni problemi – come le decisioni riguardanti l’alienazione di proprietà su vasta scala – erano tuttavia riservati alle autorità centrali dell’Ordine, e un controllo sulle provincie era effettuato mediante la visita canonica: fino alla metà del sec. XIII sembra che questa sia stata compiuta in Occidente da un maestro deçamer, nominato di quando in quando, ma, nella seconda metà dello stesso secolo, costui fu sostituito da visitatori, responsabili di un gruppo di provincie: un solo visitatore, per esempio, garantiva la visita delle provincie della penisola iberica. L’amministrazione centrale era diretta dal gran maestro, eletto a vita da una commissione di tredici fratelli. Si ha notizia di ventitré gran maestri succedutisi dal 1119 al 1307. Al pari di altri ufficiali, doveva consultarsi con altri membri ed era assistito nel governo ordinario dal convento centrale, che comprendeva gli altri ufficiali principali dell’Ordine. Nella loro amministrazione centrale i Templari imitavano in parte le amministrazioni laiche del tempo, ma alcuni uffici centrali erano propri degli Ordini militari. Infatti, i Templari avevano un siniscalco – anche se questo ufficio scomparve alla fine del sec. XII e le sue funzioni furono assunte (a quanto pare) dal gran commendatore – un maresciallo, un tesoriere, un drapier e un turcoplier. Si è insinuato che il potere del convento aumentasse a spese di quello del gran maestro, ma in realtà si conosce poco sui rapporti tra il gran maestro e il convento centrale. L’altro organo di governo centrale era il capitolo generale, che comprendeva Templari scelti dalle provincie e costituiva l’assemblea di tutto l’Ordine. Non è certo che questa si riunisse annualmente, né si conoscono con esattezza i suoi poteri; tuttavia gli ufficiali pi importanti erano generalmente nominati da essa, e si presume che i nuovi statuti fossero emanati in seno alla medesima.
Classi
Inizialmente non esisteva alcuna distinzione di classi fra i Templari: nella regola il termine miles era usato come equivalente di frater. Ma i chierici furono presto ammessi come cappellani, e tale diritto venne confermato da Innocenzo II (1139). In questo periodo anche i membri laici erano stati divisi in due classi: i milites e i servientes. Per i primi il titolo di ammissione diventò la discendenza cavalleresca, mentre i sergenti dovevano essere di nascita libera. Però costoro formavano in realtà due gruppi, poichè i frères des mestiers erano distinti dai sergenti d’arme: i primi normalmente non combattevano ed erano impiegati per lavori domestici o agricoli; i secondi erano fratelli combattenti, ma si distinguevano dai cavalieri per l’abito e l’equipaggiamento. Solo i cavalieri, per esempio, avevano la croce rossa dell’Ordine su un abito bianco; altri fratelli vestivano abiti scuri. Il contingente dei cavalieri sembra essere stato numericamente maggiore in Oriente, ma nei paesi occidentali – almeno nei periodi pi recenti della storia dell’Ordine – i sergenti costituivano il gruppo pi numeroso. Questo si verificò, anche in Spagna, nonostante la partecipazione dell’Ordine alla Riconquista. Nel governo dell’Ordine prevaleva l’elemento cavalleresco: gli uffici pi importanti erano assegnati ai milites, anche se nei paesi occidentali, dove i cavalieri erano numericamente pochi, i sergenti spesso assumevano la direzione delle commende, ufficio al quale furono preposti anche alcuni cappellani. Tuttavia l’elemento clericale era generalmente subordinato a quello laico: ciò era già stato posto in rilievo dalla bolla Omne datum optimum di Innocenzo II (1139), mentre il decreto riguardante la nomina del gran maestro stabiliva che soltanto uno dei 13 elettori doveva essere un cappellano. Tale subordinazione non era sempre accettata senza difficoltà dai cappellani dell’Ordine. Le case dei Templari ospitavano abitualmente anche alcuni non appartenenti all’Ordine. Nella regola era previsto che i Crociati potessero vivere e combattere, per un certo periodo, con i Templari in Terra Santa, e tale consuetudine si riscontra nella Spagna, mentre le case dell’Ordine in tutti i paesi accoglievano spesso individui, talvolta conosciuti come donati, che condividevano la vita quotidiana dei Templari senza emettere i consueti voti. L’Ordine utilizzava spesso anche servi regolarmente retribuiti.
Vita conventuale
Questa era basata sulla prassi monastica del tempo, ma con alcuni necessari adattamenti, a motivo del carattere militare dell’Ordine. Come altre istituzioni contemporanee, quella dei Templari insisteva inizialmente su un periodo di prova per le reclute, quantunque la regola non ne specificasse e fissasse la durata. Il noviziato però non fu mantenuto a lungo e, all’epoca della soppressione dell’Ordine, alcuni membri ignoravano che esso fosse esistito. I Templari, come altri Ordini del sec. XII, proibivano anche l’oblazione dei bambini, ma, d’altra parte, non era fissato alcun limite minimo di età per le reclute. E’ attestato che, nei primi anni del sec. XIV, alcuni membri erano effettivamente ammessi all’età di dieci o undici anni, ma l’età media per il reclutamento si aggirava allora tra i venticinque e i trenta anni. Nei loro conventi i Templari conducevano una forma di vita cenobitica, ma essa assumeva un certo valore solo nelle case pi grandi. La recita dell’ufficio divino costituiva la struttura della vita quotidiana. Gli assenti dalle rispettive case dovevano recitare un certo numero di Pater Noster per ciascun ufficio. Poiché la maggior parte dei Templari era analfabeta, la loro partecipazione agli uffici liturgici risultava limitata anche quando risiedevano nei conventi, e pure a questi fratelli veniva raccomandata la recita di Pater per ciascun ufficio. Le norme concernenti il vitto rispondevano alla premura di garantire che i fratelli fossero sufficientemente validi per combattere: la carne era perciò consentita tre volte alla settimana, e i periodi di digiuno risultavano più limitati di quelli consueti nei monasteri, mentre i digiuni supplementari erano proibiti. Quanto al vestiario, si teneva presente il clima orientale, perciò ai fratelli era concesso d’indossare abiti di lino dalla Pasqua alla festa di Ognissanti. Il lavoro manuale non era compito di tutti i membri; soltanto come penitenza esso era svolto dai cavalieri e dai sergenti d’arme. Non si hanno molte indicazioni sulla lettura-meditazione, né su attività letterarie e intellettuali. Nel convento i Templari svolgevano mansioni pratiche che variavano secondo la posizione gerarchica personale e comprendevano sia l’amministrazione sia lavori casalinghi e agricoli. Erano queste le attività pi familiari ai Templari, poiché la maggior parte di essi aveva poca o nessuna esperienza dell’Oriente o della guerra. La maggioranza dei sergenti non andavano mai in Terra Santa; e quei fratelli che combattevano in Oriente, normalmente limitavano il servizio a brevi periodi. Probabilmente nella Spagna, per la guerra contro gli infedeli, i cavalieri e i sergenti d’arme osservavano la ferma pi lunga.
Attività finanziaria
I Templari divennero presto noti per le loro operazioni finanziarie, e in questo settore resero molteplici servizi. Denaro, gioielli, documenti e altri beni erano spesso depositati nelle case dei Templari, perché fossero al sicuro, ma l’Ordine provvedeva pi del dovuto nel custodire depositi occasionali. In Francia parecchi nobili avevano con i Templari conti correnti, in cui venivano regolarmente versati i loro redditi e di cui l’Ordine si serviva per effettuare pagamenti a favore dei suoi clienti. Durante la maggior parte del sec. XIII l’Ordine funse da tesoreria a Parigi per i re Capetingi. Normalmente l’Ordine organizzava anche trasferimenti di denaro dei clienti da un luogo all’altro. I Templari si rivelarono subito importanti nel settore dei prestiti, emessi sovente a favore di sovrani in Occidente: nella seconda metà del sec. XIII, per esempio, i re d’Aragona si facevano anticipare le imposte loro dovute ottenendo dai Templari dei mutui che spesso erano ripagati dai tributi che la Corona riceveva abitualmente dall’Ordine. In genere non risulta chiaro quale fosse l’utile che i Templari ricavano dai prestiti in denaro; talvolta si facevano certamente pagare gli interessi, e Giacomo I d’Aragona (1208- 76), in parecchie occasioni accennava a un tasso d’interesse del 10% a favore dei Templari. Tuttavia, in alcuni casi, i profitti erano meno tangibili e consistevano nella benevolenza di chi prendeva prestito, piuttosto che in un provento fisso in denaro. L’importanza dei Templari in campo finanziario trova una spiegazione in diversi fattori. Il carattere militare e religioso dell’Ordine lo rendeva un punto idoneo di riferimento per mettere al sicuro il denaro e gli oggetti di valore, mentre la rete delle sue case in tutta la cristianità dell’Occidente facilitava i trasferimenti di moneta; inoltre la sua struttura centralizzata gli consentiva di avere a sua disposizione somme di denaro pi considerevoli che non altre istituzioni religiose.
Critiche e soppressione
Le ricchezze e i privilegi, dei Templari provocarono presto delle critiche. Tuttavia, venendo meno i successi degli Stati crociati nel sec. XIII, l’attenzione si concentrò sempre pi sull’uso che i Templari facevano dei loro beni. Si disse che la Terra Santa traeva poco vantaggio dalle notevoli ricchezze dell’Ordine. Furono avanzate richieste affinché i redditi dei Templari e degli Ospitalieri fossero valutati al fine di conoscere a quanti cavalieri questi Ordini potessero provvedere in Oriente. Si pensava e si sostenne che essi dovessero sempre mantenere per obbligo tale contingente. In realtà, i critici tendevano a una eccessiva semplificazione della questione e a ignorare i problemi finanziari che gli Ordini militari dovettero affrontare, quando persero i redditi in Oriente. Si riteneva altresì che il loro contributo alla lotta contro gli infedeli sarebbe risultato pi prezioso se non fossero stati tanto indipendenti dal re di Gerusalemme. Alcune critiche al riguardo, però, non devono essere prese nel loro significato verbale. I Templari e gli Ospitalieri erano spesso criticati per l’ostilità e la rivalità che si diceva esistesse tra loro, benché sia stato recentemente sostenuto che i loro contemporanei esageravano la mutua avversione degli Ordini. Si ritenne che il problema potesse risolversi mediante la fusione dei Templari con gli Ospitalieri. E poiché le riforme proposte non vennero effettuate, la critica inevitabilmente aumentò, contribuendo a creare un’atmosfera che rese possibile al re di Francia di sferrare il suo attacco contro i Templari. Si giunse così, nel 1312, con il Concilio di Vienne, alla soppressione dell’Ordine. Gli storici hanno a volte considerato le accuse contro i Templari pi seriamente di quanto meritassero. Quelle contro l’Ordine non risultavano molto originali, essendo state rivolte precedentemente contro altri individui e gruppi. E’ difficile credere che i Templari avrebbero rinunciato a quella stessa causa per la quale continuavano a combattere in Oriente e altrove. Nelle case dell’Ordine non furono trovate prove incriminanti, e le confessioni ottenute erano state generalmente precedute da minacce e torture. I Templari non si mostrarono impazienti di persistere nella presunta apostasia e idolatria. Se le attività elencate nelle accuse fossero state svolte molto a lungo, difficilmente sarebbero rimaste sconosciute fuori dell’Ordine. E, pur ammettendo fra i Templari casi di sodomia, la stessa accusa doveva rivolgersi a molti Ordini religiosi del tempo. La spiegazione più comunemente addotta per spiegare l’iniziativa di Filippo il Bello è che costui stava cercando di ottenere le ricchezze dei Templari in un momento in cui versava in gravi difficoltà finanziarie. Se ciò è vero allora si deve dire che l’obiettivo non fu raggiunto. Nel maggio 1312 Clemente V assegnò i beni dell’Ordine, nella maggior parte dei paesi, agli Ospitalieri, anche se costoro incontrarono ritardi e difficoltà nell’entrare effettivamente in loro possesso. Tuttavia le proprietà dei Templari nella penisola iberica furono escluse dal provvedimento del Papa, perché in alcune parti di questa regione i Templari vantavano diritti considerevolissimi, e specialmente Giacomo II d’Aragona temeva il potere di cui avrebbero goduto gli Ospitalieri ottenendo quelle proprietà.. Nel 1317 si convenne infine che a questi ultimi fossero assegnati i beni dei Templari in Aragona e Catalogna, ma che le proprietà degli Ospitalieri e dei Templari nella provincia di Valencia si utilizzassero per sussidiare il nuovo Ordine militare di Montesa. Due anni pi tardi fu raggiunto un accordo anche in Portogallo, secondo cui i beni dei Templari dovevano servire per l’istituzione dell’Ordine militare del Cristo. La sorte dei singoli Templari venne decisa pi rapidamente. A coloro che erano stati riconosciuti innocenti dai concili provinciali e a quanti si erano sottomessi alla Chiesa fu concesso un vitalizio, ma essi non ebbero la dispensa dai voti e continuarono a vivere nelle case dei Templari o in altri istituti religiosi. Giacomo di Molay, tuttavia, l’ultimo gran maestro, dopo aver ritrattato le sue precedenti confessioni, protestando la propria innocenza, fu bruciato sul rogo il 18 di marzo del 1314.